Porsche - Lo splendore degli anni della gioventù

Lo splendore degli anni della gioventù

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La 911 si rivelò concorrenziale fin da subito nel mondo delle corse, questa perla di saggezza è sostenuta ancora oggi da Walter Röhrl

Il primo grande viaggio di una Porsche 911 nel 1965 la portò dal Rally di Montecarlo direttamente davanti al Palazzo del Principe di Monaco. Il quinto posto in classifica generale fu la pietra miliare per una carriera sportiva inimitabile. Adesso Porsche Classic ha restaurato la 911 Montecarlo.

All’epoca, negli anni della gioventù del Marchio, ai collaboratori capaci veniva offerta la possibilità di rendersi utili in una doppia funzione: ad esempio, riunendo in un’unica persona le funzioni di direttore del reparto corse e di capo ufficio stampa, di tecnico e pilota, di ingegnere dello sviluppo e copilota. Una doppia funzione era prevista anche per l’ultimo modello presentato nel 1963, una coupé 2+2 posti, dotata di motore boxer posteriore a sei cilindri: da un lato una vettura adatta all’utilizzo quotidiano, dall’altro un’auto benedetta da tutti i talenti per le corse del fine settimana. Il direttore del reparto corse e capo ufficio stampa, Huschke von Hanstein, voleva dimostrare questo duplice aspetto a tutti e per far questo trovò nel calendario delle corse dell’inizio del 1965 un’unica manifestazione: il Rally di Montecarlo.

Quantomeno si trattava di una vetrina internazionale. E con un gran finale che il capo ufficio stampa e direttore del reparto corse si pregustava, cioè la passerella davanti al Palazzo del Principe di Montecarlo, nobilitato dall’eleganza del Principe Ranieri e di sua moglie Grace Patricia, l’ex attrice di Hollywood Grace Kelly.

La nuova Porsche 911, che era appena stata presentata, partecipava in qualità di auto da rally e l’accoppiata tra pilota e copilota venne fuori praticamente da sola. Herbert Linge, come pilota, era l’arma tuttofare della Porsche, un uomo in grado di riparare una 550 Spyder ancora sulla griglia di partenza e poi tenere botta per tutta la corsa. L’ingegnere del reparto sviluppo Peter Falk era anch’egli posseduto dal demonio delle corse e aveva incontrato Linge già nel 1951 come avversario: alla corsa della Foresta Nera avevano però entrambi partecipato ancora in sella ad una moto.

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Le prove speciali sulle Alpi Marittime francesi s’inerpicavano lungo le rocce o sui pendii

Nell’autunno del 1964 furono entrambi inviati in loco per il primo allenamento per il Rally di Montecarlo, poi, tra Natale e Capodanno, i due poterono percorrere il tracciato una seconda volta. Come auto da corsa, consona al percorso, fu selezionata una coupé fresca di produzione, di colore rosso rubino e dotata dell’equipaggiamento interno in pelle sintetica color «pepita», allora considerato elegante e sportivo allo stesso tempo, che fu leggermente modificato. La potenza del motore da due litri a sei cilindri era stata aumentata dai 95 kW di serie (130 CV) a circa 103 fino a 110 kW (140 fino a 150 CV), i carburatori Solex erano stati sostituiti con dei Weber. Herbert Linge chiese di avere una leva del cambio lievemente arretrata. Il resto era lo standard del Rally di Montecarlo: roll-bar superiore, motore Twinmaster, orologi da cronometro, due proiettori anteriori supplementari e l’allora caratteristico faro sul tetto, che veniva manovrato dal copilota. «Lo abbiamo usato solo per illuminare i cartelli indicatori delle località», ricorda oggi Peter Falk.

Sul posteriore era montato l’allora consueto ausilio di trazione: un tubo dritto per i piedi, cinghie di cuoio al di sopra della griglia dell’aria per le mani del copilota. Come immaginato, arrivò la neve in quantità enorme e il Rally di Montecarlo del 1965 si trasformò praticamente in una manifestazione invernale. Linge/Falk partirono da Bad Homburg e dovettero fare non poca fatica per arrivare a Chambéry, passando per l’Olanda, il Belgio e la Francia. «Impantanati nel nevischio abbiamo spesso viaggiato solo grazie alla bussola», ci spiega Peter Falk, rivelando la tattica di allora.

Sulle Alpi Marittime francesi la faccenda si fece seria e quando Linge, scendendo dalla montagna, toccò col lato destro una parete di neve Falk, per protesta, buttò all’aria il libro di bordo. Ma nondimeno riuscirono a portare la nuova 911 fuori dal caos della neve della Francia meridionale, come richiesto dalle direttive strategiche di Huschke von Hanstein: «Dovete assolutamente portare la 911 fino a davanti al Palazzo del Principe. Là vi aspetta la stampa mondiale».

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Le strade sono rimaste intatte nel loro violento stato primordiale, la 911 Montecarlo, invece, è come nuova

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Sul motore due litri boxer a sei cilindri furono montati carburatori Weber, la ventola di raffreddamento rimase quella di serie

Per l’ultima notte del rally, la cosiddetta «notte dei lunghi coltelli» in cui si scala il famigerato Col de Turini, Herbert Linge e Peter Falk avevano tenuto da parte i nuovi pneumatici chiodati di marca Hakkapeliitta. Tuttavia la Porsche aveva una seconda missione in mente: Eugen Böh­ringer e Rolf Wütherich, con la sportiva a motore centrale Porsche 904, si trovavano in seconda posizione e per questo ebbero il privilegio di montare questo set di pneumatici per l’ultima notte. Herbert Linge e Peter Falk pilotarono la loro 911 rosso rubino fino a davanti il Palazzo del Principe e si piazzarono quinti in classifica generale.

Entrambi i piloti ebbero come ricompensa il viaggio di ritorno a casa in aereo, la prima Porsche 911 della storia del motorsport fu rapidamente rivenduta senza motore ad un commerciante di Monaco di Baviera, poi da questi passò al pilota privato francese Sylvain Garant. Nel sud della Francia la 911 Montecarlo, che nel frattempo aveva ricevuto il motore da due litri della Carrera 6, ebbe una rispettabile carriera sportiva al livello locale, prima di diventare troppo anziana per andare a caccia di tempi con materiali obsoleti e pertanto sparì sempre più negli archivi. Un giorno un esperto monegasco di auto da corsa Porsche scoprì questo gioiello piuttosto malconcio e ne mise a conoscenza un collezionista di Porsche tedesco.

Le tracce d’uso degli anni trascorsi nel mondo delle corse erano così evidenti, anche a occhio nudo e da lunga distanza, che solo il restauro completo dava la prospettiva di uno storico ritorno allo splendore e alla gloria. Il nuovo proprietario scelse perciò come officina di fiducia l’unica che potesse dargli la garanzia della Casa: Porsche Classic, specialista nei restauri presso la Casa madre. Nel giugno 2013 la 911 Montecarlo fu portata in azienda, in un certo qual modo era ancora completa, ma non più allo stato originale. Il colore rosso rubino era sbiadito verso un’interpretazione alla francese, il motore aveva due tubi di scarico e l’impianto elettrico era in uno stato pietoso.

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Linge/Falk hanno guidato una 911 quasi tutta di serie, solo su una razza del volante sono stati montati dei fusibili di ricambio

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Dopo un restauro di circa due anni presso il laboratorio Porsche Classic, la 911 Montecarlo impressiona per la qualità e l’autenticità

Non restava che l’opzione del restauro completo. Smontaggio, valutazione dello stato, approvvigionamento dei pezzi e riassemblaggio. Quando lo scheletro della carrozzeria fu spogliato di tutto, si decise di fare una verniciatura catodica a immersione, che nel 1964 non era ancora stata inventata. Adesso, dopo quasi due anni dall’inizio del restauro, la 911 Montecarlo si ritrova puntuale al suo 50esimo compleanno come nuova, originale, nobilitata dai materiali e dalla sapiente lavorazione del 21esimo secolo.

Nella carrozzeria dall’eleganza senza tempo sono condensati il mito e la storia di tutti i successi della 911 nel motorsport, che allora erano possibili anche con un volante che, secondo i parametri moderni, è enorme e con sedili soffici senza trattenuta laterale. I corpi dei proiettori supplementari sono lucenti grazie alla nuova cromatura, il colore chiaro delle cinghie di cuoio fa capire che sono state appena tagliate, ma l’albero di trasmissione del Twinmaster fa lo stesso rumore del 1965 e i due orologi sul lato del copilota denotano, almeno un po’, la patina del tempo.

Nel presente e in questo luogo, specialmente nella primavera 2015, la nuova 911 vecchia di 50 anni se ne va a spasso in Costa Azzurra, la si guida con piede leggero, quasi con un tocco flebile, grazie ad un campione come il quattro volte vincitore del Rallye di Montecarlo, Walter Röhrl. Röhrl assapora l’eleganza e la leggerezza dell’auto (il cui peso a vuoto è sotto ai 1.000 kg) sulle strade delle prove speciali nelle Alpi Marittime. La stupefacente direzionalità dovuta agli stretti pneumatici da 165, il ridotto raggio di sterzata, i carburatori tarati alla perfezione. E lui, che sa riconoscere il potenziale completo della 911 nei rally, predice almeno tre vittorie in classifica generale al Rally di Montecarlo entro il 1970. I piloti ufficiali Vic Elford e Björn Waldegård eseguono ovviamente il compito.

Testo Eckhard Eybl
Fotografie Achim Hartmann