Porsche - Partire dalla gavetta

Partire dalla gavetta

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Il neozelandese Earl Bamber (ds.) e lo svevo Steffen Höllwarth sono prodotti interni Porsche

L’uno ha vinto la 24 Ore di Le Mans al primo anno come pilota ufficiale della scuderia Porsche, l’altro ha iniziato come stagista e dirige ora la partecipazione Porsche al campionato Tudor United SportsCar degli Stati Uniti. Stiamo parlando di Earl Bamber e Steffen Höllwarth, due esempi di come Porsche sostenga e valorizzi le giovani leve.

Ci sono giorni e momenti nella vita di un pilota che non si possono dimenticare. Per Earl Bamber, uno di questi giorni è sicuramente il 14 giugno 2015 e la cerimonia di premiazione per la vittoria della 24 Ore di Le Mans rappresenta uno di questi momenti. Insieme ai colleghi di squadra Nick Tandy e Nico Hülkenberg, con cui aveva appena vinto al volante della Porsche 919 Hybrid la gara di durata più famosa del mondo, se ne stava in piedi sul podio sovrastando le corsie dei box e godendosi il tripudio di migliaia di fan entusiasti.

«È stata una sensazione straordinaria tenere in mano questo trofeo e venir acclamati da una folla simile», racconta il pilota venticinquenne originario della Nuova Zelanda. «Se mai ho sognato di vincere a Le Mans, questo sarebbe stato il momento in cui mi sarei svegliato. Questa volta invece il sogno continua nella vita reale». L’incredibile vittoria sul circuito della 24 Ore rappresenta, per ora, l’apice di una carriera fulminea iniziata come pilota Porsche Junior per poi diventare pilota ufficiale di scuderia e vincere trionfalmente la 24 Ore di Le Mans, il tutto in poco più di un anno.

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Nella gara di Elkhart Lake (USA) Earl Bamber arriva secondo con la sua 911 RSR

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Un team vittorioso: solo quando i tecnici e il pilota lavorano in perfetta armonia, la concorrenza rimane a bocca asciutta

Bamber è sempre stato un pilota di talento. E la sua carriera, iniziata nel karting nel 2004, ha ricevuto la spinta decisiva grazie al sostegno Porsche e alla partecipazione ai campionati monomarca. Il primo passo è stato vincere una selezione di giovani piloti di talento provenienti dai campionati monomarca Porsche di tutto il mondo. «Le selezioni sono state dure», ricorda Bamber, «oltre a fare i tempi migliori dovevamo anche dimostrare di saper adattare le nostre conoscenze tecniche e le nostre capacità analitiche alla messa a punto della Porsche 911 GT3 Cup». Nessuno è riuscito a risolvere i compiti assegnati meglio del neozelandese, al tempo uscito vittorioso dal campionato Porsche Carrera Cup Asia. Come ricompensa, Porsche gli ha offerto la possibilità di passare alla coppa internazionale Porsche Mobil 1 Supercup nella stagione 2014. Anche nella serie di punta dei campionati monomarca Porsche, che si svolgono contestualmente alle gare di Formula 1, Bamber ha subito suscitato gli entusiasmi generali vincendo la gara di apertura sul circuito di Barcellona. Al termine della stagione sportiva, Bamber si è portato a casa il titolo di campione. «È stato davvero pazzesco vincere già al primo anno. A volte mi sembrava di essere in un film».

Lo Scholarship Programme, promosso da Porsche per sostenere i giovani e iniziato nel 1997 con il team UPS Porsche Junior, si è dimostrato essere un modello di successo. I giovani talenti imparano tutto sulla guida sportiva e sull’automobilismo, ma anche ciò che c’è da sapere sul fitness, su come comportarsi coi media, come organizzare le giornate e tutte quelle cose necessarie per diventare un perfetto pilota. Tutti i talenti finora sostenuti da Porsche sono riusciti a diventare piloti professionisti. Ripensando agli inizi, Bamber ammette: «Ricevere il sostegno Porsche è stata la fortuna della mia vita di pilota. Sapevo fin dall’inizio di essere in buone mani. La professionalità dell’addestramento mi ha migliorato a livello sportivo e mi ha dato molta fiducia. Ho incontrato persone straordinarie e sono migliorato sotto tutti i punti di vista».

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Steffen Höllwarth ha studiato ingegneria dell’autoveicolo a Esslingen. Ha conosciuto da vicino la Porsche come stagista e studente lavoratore. È nato a Ludwigsburg il 23 marzo 1983 e lavora come ingegnere presso Porsche Motorsport dal 2008. Attualmente dirige in veste di program manager la partecipazione della Porsche 911 RSR al campionato Tudor United Sports Car. I suoi hobby: lo sport, viaggiare e le automobili.

Le vittorie, però, si ottengono in team ed è per questo che Porsche non sostiene solo i piloti di talento. Anche quei giovani ingegneri che dimostrino di avere le conoscenze necessarie, la voglia di impegnarsi e una forte passione, possono assaporare il piacere di una formazione del tutto particolare. Così è stato per Steffen Höllwarth. Il trentaduenne originario di Ludwigsburg, che in questa stagione si occupa in veste di program manager per Porsche North America degli impegni Porsche al Tudor United SportsCars Campionship, è un prodotto tutto interno. «Mentre studiavo Ingegneria dell’autoveicolo, ho fatto uno stage nel reparto sviluppo carrozzerie a Weissach. Tutto è cominciato lì. Nel 2006, come studente lavoratore, ho potuto poi fare esperienza nel campo dello sviluppo alberi per veicoli», racconta Höllwarth. Nel 2007 un ulteriore stage alla Porsche Motorsport North America lo ha portato a Santa Ana in California. Presso Porsche ha scritto anche la sua tesi di laurea sulle prestazioni nel motorismo intitolata «L’individuazione dei parametri di ammortizzazione con l’aiuto di modelli d’oscillazione di massa».

«L’automobilismo – e la Porsche – sono sempre stati la mia passione. Poter mettere insieme le due cose al lavoro, è un regalo enorme», ha confessato Höllwarth. Come ingegnere, ha passato diverse tappe in Porsche Motorsport. È stato responsabile tecnico per Porsche Supercup e Porsche GT Sport a livello mondiale e project manager per la distribuzione dei modelli GT. Da maggio 2015 dirige la partecipazione Porsche al campionato Tudor United SportsCar che si tiene negli Stati Uniti ed in Canada. Uno dei suoi piloti in quello che è un campionato estremamente combattuto è appunto Earl Bamber che racconta: «Posso imparare molto da Steffen, sebbene sia un ingegnere ancora giovane. Abbiamo un buon rapporto anche fuori dai circuiti. Ciò che dobbiamo migliorare è il nostro tennis. Abbiamo giocato una volta insieme a Weissach ed è stato un disastro».

«È vero», conferma Steffen Höllwarth, «ma è veramente divertente lavorare insieme e vedere i suoi progressi». Höllwarth si riferisce al fatto che Bamber è pilota ufficiale della scuderia Porsche solo dalla stagione 2015. Dopo i primi test di successo con la Porsche 919 Hybrid, Earl Bamber ha subito fatto un ulteriore salto di carriera entrando nel programma LMP1. La 24 Ore di Le Mans era la sua seconda gara nella categoria di punta dell’automobilismo di durata. «Earl Bamber ha superato perfettamente anche questa prova affrontando le situazioni più difficili con estrema maestria e senza errori, quasi fosse cresciuto sul circuito di Le Mans», riassume Frank-Steffen Wallinser, capo di Porsche Motorsport, che aggiunge: «siamo molto orgogliosi di Earl. La sua vittoria a Le Mans è un’ulteriore conferma che il programma Porsche di valorizzazione dei giovani ha successo e porta risultati duraturi».

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Earl Bamber ha iniziato la sua carriera di pilota nel karting nel 2004. Nel 2013 e nel 2014 ha vinto la Carrera Cup Asia e nel 2014 come Porsche Junior anche la Porsche Mobil 1 Supercup. È nato il 9 luglio 1990 in Nuova Zelanda, dal 2015 è pilota professionista per la scuderia Porsche e nello stesso anno ha vinto con la Porsche 919 Hybrid la 24 Ore di Le Mans, sinora il suo maggior successo. I suoi hobby: il fitness, il surf e lo sci.

Frank-Steffen Wallinser sottolinea inoltre l’importanza dei campionati monomarca Porsche come trampolino di lancio per la carriera di quei giovani piloti che, come Earl Bamber, dimostrino di avere il talento necessario e la voglia di imparare e di imporsi. «Chi è veramente veloce, trova alla Porsche tutte le porte aperte», aggiunge Wallinser. E lo stesso vale per gli ingegneri motoristici. «Ci assumiamo molto presto la responsabilità dei giovani soprattutto grazie al programma training on the job. La strada che dall’università o dal politecnico porta a dirigere autonomamente un team di collaudo non è molto lunga. Ci aspettiamo che i giovani siano in grado di farlo dopo un anno». Per Wallinser è molto importante che i suoi ingegneri motoristici conoscano bene anche lo sviluppo delle vetture di serie e che contribuiscano a quello scambio fra automobilismo sportivo e automobilismo di strada che in Porsche viene costantemente messo in pratica. Ritiene importante il fatto che molti arrivino a Porsche per fare uno stage: «Se si lavora con uno stagista sei mesi, si impara a conoscerlo bene e a sapere cos’è in grado di fare».

E Höllwarth e Bamber dimostrano giornalmente cos’hanno imparato facendo la gavetta in Porsche.

Testo Claus-Peter Andorka
otografie Bob Chapman