P 21
Una questione di prospettiva – il design nasce nella mente di chi l’osserva. Lo stile di Michael Mauer ha forgiato la forma
Un posto meraviglioso. Il cielo di un blu profondo. Il sole danza sullo specchio d’acqua. Il lago montano svizzero, circondato da pareti rocciose alte più di mille metri e simili a ripidi fiordi, conferisce al presente una quiete immobile. Il paese sul lago, essendo punto di crocevia sulla strada che da Zurigo porta a Davos, Arosa o in Engadina, è ben conosciuto dagli appassionati di sport invernali. La maggioranza dei turisti non sa tuttavia che all’ombra dell’autostrada che si arrampica fra strette gallerie attraversando tunnel e costeggiando la riva blu si nascondono luoghi pieni di quiete con piccole insenature e spiagge sabbiose.
Gli spiriti più sensibili potrebbero esser oppressi da questi massicci rocciosi. Non così l’appassionato di sport Michael Mauer che qui ha trovato il suo luogo di pace. «Alcuni designer prendono ispirazione dall’arte, altri visitano città storiche e partono venerdì dopo il lavoro in direzione di Londra», ci spiega Mauer mentre siamo seduti davanti ad una tazza di caffè nel suo appartamento all’ultimo piano di una vecchia fabbrica con vista sul lago e sul monti. «La mia esperienza è che siamo costantemente bombardati da informazioni. Le nostre menti hanno perciò bisogno di più tempo per elaborarle tutte. Quando, nel fine settimana, faccio una bella sciata o un giro in bici, quando scalo una montagna o siedo tranquillamente sulla terrazza senza pensare a nulla di sublime, il mio inconscio usa questo tempo per classificare le informazioni della settimana, per elaborarle e trovarvi una soluzione».
E Michael Mauer di problemi complessi da risolvere ne ha abbastanza. Il disegnatore capo di
Per Mauer, che dopo la maturità ha iniziato a lavorare come istruttore di sci e di surf prima di studiare design automobilistico a Pforzheim, questo lavoro è ancora oggi il lavoro dei suoi sogni. Da giovane designer ha progettato per Mercedes-Benz la prima SLK, una pietra miliare personale e una prima dimostrazione del suo stile bidimensionale purista. Dopo le esperienze in Smart e Saab, ha assunto nel 2004 la direzione del reparto design di
La
Per Michael Mauer l’identità del marchio non è un’istanza fissa da seguire seguendo una lista di controllo, ma significa molto di più. «Quando si sviluppano nuovi modelli, alcuni elementi tipici per l’identità del prodotto cambiano ed è così che avviene quel sottile, ma radicale cambiamento nell’immagine del marchio, a livello meramente estetico. Un esempio importante è la linea del cofano anteriore nella
«Al primo posto ci sono sempre le proporzioni», sostiene Mauer, «al secondo e terzo posto anche». Il cinquantatreenne sorride. Non è la prima volta che fa questa affermazione, ma ci crede veramente. In primo luogo devono funzionare le proporzioni, solo dopo può iniziare un lavoro sull’identità del marchio. Agli occhi di Mauer i designer non sono semplici artisti degli involucri. Per lui il design inizia molto prima, già col packaging, quando viene fissato il volume. «Per questo è essenziale poter dire la nostra anche su questo tema».
Nel frattempo, Mauer continua a disegnare, concentrato, in silenzio. Ad un certo punto si ferma e guarda critico lo schizzo, gira il foglio e lo osserva con sguardo esaminatore contro la luce calda del sole che penetra dai lucernari. «Tipico: si guarda uno schizzo, ma qualcosa non torna, eppure non si riesce a spiegare che cos’è. Spesso aiuta molto cambiare la prospettiva e guardare il disegno da un altro punto di vista». Proprio questi cambi di prospettiva sono tipici del modo di lavorare di Mauer. Anche quando si rapporta con i suoi collaboratori, più di cento tra designer, modellisti e specialisti in CAD, si sforza di considerare il proprio punto di vista come uno fra i molti possibili. «So che i nostri designer hanno bisogno di ricevere una direzione precisa, ma io non voglio dar loro più di semplici imput iniziali. Altrimenti rischio di soffocarne la creatività. In fondo, anche la mia opinione è solo un modo di vedere le cose». Naturalmente alla fine Mauer si assume la responsabilità per ogni decisione presa, ma prima di quel momento richiede creatività e varietà.
Dopo aver fatto pochi passi si raggiunge il lago. In estate la scuola di surf mette fuori dei tavoli. Mauer a volte si siede qui di sera, prende un aperitivo, guarda l’acqua. Un luogo quasi commovente nella sua normalità priva di pretese. E inizio a capire che cosa significhi questo luogo per il nostro stilista che durante la settimana deve spesso partecipare ad una maratona d’incontri. Che un colosso automobilistico come il gruppo Volkswagen dia veramente spazio per imprimere una firma personale? E se sì, quali sono le caratteristiche dello stile Mauer? «Desidero che le mie auto siano salde come rocce», risponde Mauer, «spero sempre che non siano necessari troppe linee e dettagli per dar loro un certo valore, che il loro design sia deciso – semplice, ma intrigante. E mi auguro che le persone, quando le vedono, dicano: wow, che opera d’arte, che gioiello!» In effetti le linee
«Nella
Molti degli elementi tipici per il marchio
Il sole scompare e con lui il mondo montano intorno a noi. Solo i coni dei riflettori sfrecciano nell’oscurità. Mauer inserisce un indirizzo di Stoccarda nel navigatore. Ritornerà poi di nuovo fra i suoi monti a tracciare abile con gli scii due strisce sulla neve bianca, parte dell’identità del marchio Michael Mauer, di quest’uomo che ha segnato la forma
Autore Jan Baedeker
Fotografo Tim Adler