The Transaxle Era
Quando
Era un’auto sportiva senza precedenti. Motore anteriore, trazione posteriore e nel mezzo un bel po’ di spazio: la 924. Quarant’anni fa
Solo un anno più tardi
Il termine transaxle è un neologismo inglese nato da transmission per trazione e axle per asse. La trazione motrice dal motore all’asse posteriore è trasmessa da un albero motore posto all’interno di un tubo fisso. In un’epoca priva di ausili di comando elettronici, utilizzare questo principio su un’auto sportiva era molto innovativo e garantiva caratteristiche di tenuta su strada neutrali e molto sicure.
In parallelo alla 911 con motore posteriore, c’erano dunque due auto sportive transaxle che, grazie alla distribuzione delle masse e a un design all’avanguardia, influenzarono la costruzione di auto sportive del loro tempo. La 928 rimase sulle scene quasi due decenni. Alla
In una mostra temporanea aperta fino a metà ottobre di quest’anno, il Museo
Uno degli uomini che ha vissuto l’inizio e la fine dell’epoca delle transaxle è Harm Lagaaij, designer
La mostra temporanea al Museo
«Ero un giovane designer. Avevo 25 anni. E sì, per la 924 ho svolto un ruolo decisivo. Era nata come progetto per VW. Alla fine erano rimasti tre progetti degli esterni. Uno era di Richard Soderberg, uno di Dawson Sellar e uno era mio. Tutti e tre si basavano sullo schema transaxle, così com’era richiesto. I progetti erano molto diversi fra loro. Tutti e tre i modelli furono presentati a Wolfsburg in scala 1:5. Lagaaij: «Scelsero il mio progetto». Mentre Harm Lagaaij fornì la cianografia stilistica delle proporzioni, un altro designer contribuì col dettaglio più rappresentativo. «I vertici di VW ci fecero sapere che il grande lunotto in vetro del modello di Richard Soderberg era piaciuto molto. E così il mio progetto fu integrato del lunotto in vetro». Responsable per l’abitacolo della 924 e della 928 fu il designer Hans Braun.
Il resto è storia, si potrebbe pensare, ma non è affatto così. Si sa che Volkswagen, a causa dell’imperante crisi petrolifera, decise alla fine del 1974 di interrompere il progetto EA 425, i cui preparativi di produzione erano in uno stadio molto avanzato e il cui completamento era di fatto concluso. A quel punto, ed anche questo è ben documentato,
Meno noti sono invece i retroscena per cui la 924, nonostante l’utilizzo di componenti Volkswagen e Audi, sia potuta diventare, per tecnologia ed estetica, una
Parallelamente alla 924, a pochi metri di distanza dal giovane designer Lagaaij, nasceva anche la 928. Esistono fotografie del centro di design che mostrano i due modelli insieme. Il responsabile della 928 era ancora una volta Anatole Lapine e Wolfgang Möbius disegnò il progetto originario. Guardando i due modelli, si percepisce una certa sinergia. «Lo schema transaxle è nato per motivi di distribuzione delle masse. Lo scopo era raggiungere 50:50 e già le proporzioni mostrano che ci siamo riusciti», racconta Lagaaij. Bisogna guardare da vicino i dettagli per scoprire le somiglianze fra i due modelli. Entrambi presentano un frontale piuttosto corto, un cofano molto allungato e un tettuccio abbastanza esteso. La linea sporgente della parte posteriore serve per alloggiare la trazione dietro l’asse e bilanciare perfettamente le masse.
La maggioranza dei giornalisti sportivi considerarono la 928 con il Weissach axle, l’asse posteriore sterzante, l’auto sportiva più moderna del suo tempo. Nel 1978 ricevette addirittura il prestigioso riconoscimento europeo Auto dell’anno. Quelle che un tempo erano le portabandiera dell’innovazione, sono diventate oggi auto classiche molto ambite. La 924, 944, 968 e la 928 sono pezzi da collezione sempre più interessanti.
Quando nel 1989 Harm Lagaaij ritornò in
Nel 1991
Testo Thomas Fuths
Fotografie Rafael Krötz