Centrale idro-aerobica
Il raffreddamento indiretto dell’aria compressa della 718
Nell’ultimo anno
Tutto ha inizio, come spesso accade, grazie al motorsport. È qui che, all’inizio degli anni Settanta, matura la cognizione che la potenza di un motore possa essere aumentata non solo grazie all’aumento della cilindrata, ma anche con l’impiego di un turbocompressore. Il trasferimento della produzione di serie avviene per la prima volta nel 1974 a bordo della 911
Ben presto si comprende che l’efficienza è ancora maggiore se l’aria calda compressa viene raffreddata, perché, non appena la temperatura si abbassa, aumenta la densità dell’aria e quindi il grado di riempimento di ossigeno all’interno dei cilindri. La conseguenza è che la potenza aumenta ulteriormente. Già nel 1977,
In quest’ultimo l’aria di combustione viene prima aspirata e poi filtrata attraverso la presa d’aria laterale posta a sinistra sulla carrozzeria. Da lì l’aria confluisce nel turbocompressore, viene compressa e scaldata fino alla temperatura di 170 gradi. A questo punto inizia la fase di raffreddamento: l’aria calda viene introdotta nel sistema di raffreddamento integrato sopra al motore e subisce un abbassamento della temperatura grazie a uno scambiatore a lamelle raffreddate ad acqua. L’aria calda cede così il calore all’acqua del circuito di raffreddamento a bassa temperatura. L’acqua riscaldata viene quindi introdotta in due sistemi di raffreddamento a bassa temperatura e viene raffreddata dal vento che lambisce l’auto durante la marcia, per poi essere nuovamente messa a disposizione del circuito di raffreddamento. L’aria di combustione perfettamente temperata confluisce nelle camere di scoppio attraverso la valvola a farfalla. È qui che si scatena quel fuoco che, in una frazione di secondo, spinge la 718, dandole un calcio in avanti.
Testo Thomas Fuths
Illustrazioni ROCKET & WINK