Panamera messicana
A volte la bellezza del quotidiano diventa visibile solo quando le si contrappone qualcosa di completamente estraneo. Oltre al nastro di asfalto della Ruta Panamericana, il viaggiatore incontra una tranquillità che alla perfezione della tecnica contrappone la leggerezza dell’improvvisazione.
Alla fine di questa giornata la natura ci avvolgerà completamente. Migliaia, forse decine di migliaia di appariscenti farfalle color nero e arancione accompagneranno la nostra
Fino a un miliardo di farfalle monarca popolano ogni anno, tra novembre e marzo, la regione della Valle de Bravo, la valle selvaggia. Arrivano dal Canada e dagli Stati Uniti e nel loro viaggio verso il caldo sull’altopiano boscoso del Messico centrale percorrono per più generazioni circa 4.000 chilometri. Come facciano le nuove generazioni a conoscere la via, ancora non si sa. Le farfalle monarca ritornano sempre allo stesso albero già visitato dalla quarta generazione precedente alla loro, senza mai esservi state prima. A grossi grappoli si posano su piccole superfici e avvolgono alberi e pietre di un arancione scintillante. Il loro volo collettivo ha lo stesso suono della pioggia scrosciante, e quando si innalzano tutte insieme verso il sole, la luce svanisce come dietro una nuvola temporalesca.
Dal 2010, la quantità di farfalle che superano l’inverno sta calando drasticamente. Disboscamento, cambiamento climatico e condizioni meteo estreme minacciano le loro popolazioni. La riserva della biosfera estesa per quasi 60 ettari dovrebbe proteggerle, anche per questo la Valle de Bravo è un luogo spettacolare. Ma prima che lo spettacolo delle farfalle monarca ci seduca, come bambini di fronte a bolle di sapone danzanti al sole, ci aspetta ancora un tratto arduo della Ruta Panamericana. Un pezzo di quella leggendaria striscia di asfalto diventata famosa grazie alla serie agonistica
Il rally messicano di oltre 3.400 chilometri si è disputato tra il 1950 e il 1954 e ha un legame molto stretto con
Il fascino di questo viaggio attraverso il centro dell’America si sente non appena si abbandona la rumorosa Città del Messico e nella testa prende spazio l’incredibile tranquillità e bellezza del paesaggio. La scioltezza della
Il silenzio quasi solenne del luogo viene interrotto solo dal leggero nitrire di due cavalli. Un momento di contemplazione, una tranquillità meritata dopo tante ore di guida. Quando la berlina sportiva blu esce dal parcheggio, Zelda Ramírez tiene stretti alle briglie due cavalli dalla muscolatura forte, ma piuttosto piccoli di statura. Per la donna 64enne con il cappello da cowboy i cavalli sono un’assicurazione. La vita qui fuori non è sempre facile. I turisti che vanno con lei a cavallo nei boschi provvedono a farle andare bene le cose, dice sorridendo.
Le persone nelle distese e nelle alture del Messico vivono con la natura e nella natura. E dello spettacolo della moderna edizione della
Nell’aria rarefatta della regione e tra le serpentine, la
Uno degli addetti alla sicurezza armati è il commissario Lucio González Gómez, anche lui da anni in servizio durante i veri rally. «È sempre un’esperienza grandiosa», racconta il poliziotto, «vedere quelle vetture impressionanti, percepirne la potenza e sentire la tensione dei partecipanti, è tutto fonte di grande divertimento». Nonostante la freddezza trasmessa dagli occhiali da sole a specchio, il 45enne non riesce a nascondere il suo entusiasmo.
Siamo alla fine del nostro viaggio. Nella Valle delle farfalle monarca ammiriamo incantati il cielo. L’immagine che riflette la retina è semplicemente impressionante. È solo un tratto di circa 500 metri quello sul quale le farfalle volano per poi sparire nuovamente tra gli alberi. Lì, nella profondità del bosco, si trovano i cosiddetti scrigni delle farfalle monarca. Sono una delle rare bellezze naturali classificate come patrimonio mondiale dell’umanità. Raramente l’Unesco ha fatto una scelta più giusta.
Testo Wolfgang Schäffer, Edwin Baaske
Fotografie Graeme Fordham, My Loupe/Kontributor
La Carrera Panamericana
L’inaugurazione del tratto messicano della Ruta Panamericana, quella striscia di asfalto che unisce l’Alaska alla Terra del Fuoco, segna anche la nascita della gara su strada più famosa d’America. Il raggruppamento di berline a cinque posti prende il via per la prima volta da nord verso sud nel 1950. Le vetture sportive vengono ammesse solo dal 1951. Per percorrere i 3.436 chilometri totali del tragitto i piloti impiegano sei giorni. Dopo il 1954 la gara viene cancellata a causa di numerosi incidenti. In quell’anno