Herbert von Karajan
Una delle
Per la prima volta dopo quarant’anni curva nel vasto piazzale dell’hotel «Friesacher», nel comune austriaco di Anif, e si ferma proprio là, dove un tempo Herbert von Karajan era solito parcheggiarla. E cioè tutte le volte in cui, di ritorno dalle prove, si dirigeva nel suo locale preferito per concedersi un piatto di guanciale in gelatina seduto al consueto tavolo d’angolo della sala di soggiorno dell’albergo. La
Strehle non avrebbe mai creduto di poter rivedere un giorno questa
Attorno a Herbert von Karajan spirava sempre un qualcosa di soprannaturale. Un uomo di piccola statura, ma con l’aura di un gigante, che mentre dirigeva concentrato teneva chiusi i suoi penetranti occhi azzurri, dato che conosceva a memoria tutte le partiture del suo immenso repertorio. Era insieme musicista, direttore, produttore, regista, scenografo e un visionario del marketing. Un uomo del Rinascimento. Un genio: ammirato, ma anche temuto. Che si occupava con energia inesauribile di ogni dettaglio anche piccolissimo, sfociando talvolta in bizzarre messe in scena della propria orchestra. Strehle si ricorda di riprese filmate con i Berliner Philharmoniker durante le quali la musica veniva suonata in playback, in modo che i musicisti potessero concentrarsi nel tenere gli strumenti e gli archetti perfettamente paralleli tra loro al millimetro. Il numero di ripetizioni necessarie prima che il direttore fosse contento del risultato è parte della leggenda.
Catalogo di richieste speciali
La stessa autorevole acribia con cui il Maestro dei Nibelunghi inscenava le proprie fantasie sonore era all’opera quando faceva realizzare le sue vetture. Ordinando un modello speciale della nuova 930 allo speciale reparto
Karajan, un precursore per tutta la vita, registrò con i Berliner Philharmoniker così tanti dischi che già negli anni Settanta iniziò ad accarezzare l’immortalità della sua opera. «Per lui esisteva sempre e solo una direzione: in avanti», si ricorda Strehle. «Non riposava mai, ha studiato per tutta la sua vita, evolvendo sempre se stesso e noi, anche dal punto di vista commerciale». Il marcato slancio in avanti dell’esteta del suono si esprimeva notoriamente non solo sul palco, ma anche nel tempo libero. Tra le sue passioni predilette vi era il marchio di Zuffenhausen. Nel corso degli anni ha guidato una
Strehle sale in uno degli stretti sedili a guscio rivestiti in pelle, commisurati alla corporatura minuta di Karajan, alto 1 metro e 73 centimetri. Gira con cautela la chiave d’accensione e ascolta con devozione. Il turbo dapprima raschia la sua gola nella parte posteriore e poi intona un vibrato con una potente voce di baritono che fa vibrare il cuore nel petto. Con prudenza, Strehle guida la
Come a confortare la vettura sportiva, Strehle la dirige dove questa era un tempo solita divertirsi: sulle strade di montagna delle Alpi. La strada panoramica in salita al Rossfeld era il percorso preferito di Karajan. Il disciplinato Maestro si alzava di solito prima delle sei, per studiare partiture e praticare lo yoga – talvolta però anche per guidare nelle montagne al primo sole del mattino. È il momento di portare ancora una volta la
Pungolo indimenticato
Che cosa resta di Herbert von Karajan, l’uomo che ha segnato la sensibilità musicale di un’intera generazione di musicisti e appassionati? Talvolta Wilfried Strehle ascolta vecchie incisioni, ad esempio la sonorizzazione de La Bohème di Puccini del 1972: «Si sente ancora questa incredibile passione, questa spinta, che forse – in traslato – spiega il suo fascino per
Testo Lena Siep
Fotografie Patrick Gosling, Siegfried Lauterwasser/Karajan-Archiv