Manifattura mini
Pensate per bambini, costruite per adulti: Bernd Pennewitz crea repliche perfette di
In ambito giornalistico una certezza: i bambini e gli animali funzionano sempre. Nessun può sottrarsi al fascino emanato da un bel bambino o da un cane dallo sguardo devoto. Se a ciò si aggiunge un’auto sportiva, per esempio una
I maschi preferiscono le cose tecniche, giocano con le auto, le femmine invece seguono impulsi sociali e danno da mangiare alle bambole. Le piccole figlie di Bernd Pennewitz capovolgono questo antico stereotipo: guidano una
Bernd Pennewitz, sin da giovane collezionista entusiasta di modellini del marchio Wiking, nel 2000 si è chiesto come poter integrare la sua passione per il modellismo automobilistico nella casa delle bambole di famiglia. Due anni più tardi, l’idea si è trasformata in una
E pensare che all’inizio la 550 Spyder era stata pensata come pezzo unico. Ma poi, incoraggiato dal successo ottenuto dal prototipo, Bernd Pennewitz ha deciso di passare alla produzione in serie e ha allestito una manifattura a Lüdersfeld nel rustico di famiglia vecchio di 120 anni. L’unico inghippo: prima di iniziare la produzione il reparto licenze di
Bernd Pennewitz si è giocato il tutto per tutto. Per avere il capitale iniziale per la start up ha venduto la sua Porche 356, quella vera. Le conoscenze tecniche e le abilità artigianali «ce le avevo, in un certo senso». Le sue esperienze nel design di oggetti per pubblicità e stand espositivi gli sono state utili per costruire la carrozzeria. Pennewitz ha intagliato la forma originale del rivestimento esterno da un blocco di schiuma espansa: «Ho tagliato, levigato, ridotto. All’inizio con una motosega a catena, poi usando utensili sempre più precisi». Una volta modellata una metà dell’auto, l’ha riportata all’altra metà servendosi di mascherine sagomate. Il chassis è stato fatto al computer, le piastre e i componenti del telaio sono state ottenute da lastre di acciaio e alluminio fresate con un laser. La questione del propulsore si è praticamente risolta da sé: un motore a combustione era fuori discussione per motivi di sicurezza. I pedali sono stati tolti visto che la mini
Per produrre in serie alla manifattura individuale mancava solo una rete di fornitori, anche perché Bernd Pennewitz ha poi costruito un secondo modello: la 356
Ma chi compra i suoi gioiellini? «Lo spettro dei clienti è sorprendentemente ampio», ci racconta Pennewitz e aggiunge subito dopo che la discrezione nell’ambiente è una prova d’onore. Non c’è da stupirsi: il prezzo base per una 356 si aggira intorno ai 10.000 euro. Una buona parte della flotta finirà sicuramente nelle mani di bambini statunitensi o dell’area araba che vi scarrozzeranno in tenute simili a parchi. Bernd Pennewitz sottolinea però che i suoi modellini non sono macchine pensate espressamente per i bambini, da un lato perché ci potrebbero essere dei problemi di responsabilità verso terzi. Dall’altro lato perché, sorprendentemente, la maggioranza dei clienti sono adulti che si sono innamorati di una delle classiche in miniatura. Bernd Pennewitz ricorda bene un episodio: «Uno dei nostri primi clienti è stato un uomo che ha preso d’assalto il nostro stand alla Techno Classica a Essen e ha gridato entusiasta: ‘La voglio, dove devo firmare?’» Altri clienti erano invece proprietari di una 356 e desideravano mettere una copia mini accanto all’originale.
Fino ad oggi Bernd Pennewitz ha costruito più di 150 auto fra le quali ci sono anche esemplari della leggendaria
Testo Frank Giese
Fotografie Ole Spata
Un razzo da 45 km/h
Giocattolo o modellino d’auto? I confini per i veicoli semoventi per bambini sono alquanto fluenti. Indipendentemente dal tipo di motorizzazione vale il principio per cui i piccoli bolidi possono girare solo su terreni privati. Se sono espressamente commercializzati come giocattoli, in genere devono procedere a passo d’uomo per motivi di assicurazione, vale a dire che sono regolati sugli 8 km/h. Le